Con l’avvento dell’economia comportamentale si è assistito ad un mutamento di paradigma che ha riportato al centro delle discipline economiche l’essere umano, con la sua socialità, emotività, istintività ed irrazionalità.
Mentre le tradizionali discipline economiche si fondano sull’uso di apparati matematici sofisticati e si fondato sul presupposto che gli agenti economici si comportano in modo impeccabilmente razionale (l’ipotesi dell’homo oeconomicus), l’economia comportamentale mutua la sua impostazione dalle scienze cognitive e comportamentali, affidandosi in modo preponderate alla metodologia sperimentale, e privilegiando un approccio spiccatamente induttivo. Semplificando, i percorsi di economia tradizionali insegnavano agli studenti a comportarsi in modo razionale; l’economia comportamentale insegna agli studenti a comprendere il comportamento delle persone reali. Questo approccio descrittivo conferisce all’economia comportamentale un maggiore potere predittivo.
Un recente studio del prestigioso Istituto Gallup mostra come in qualsiasi settore economico vi sia una crescente richiesta di esperti in economia comportamentale e neuromarketing. È stato osservato (studio Gallup) che le imprese che utilizzano queste competenze superano i competitor del 85% nell’aumento delle vendite e del 25% nei margini lordi, su base annua.
Sulla base delle nuove esigenze delle imprese in termini di professionalità, la sezione di Economia Comportamentale e Neuroeconomia di Chieti ha dato vita a due percorsi formativi mirati a a fornire conoscenze e competenze nell’ambito dell’economia comportamentale e della neuroeconomia nei vari settori del business, un master di secondo livello e un corso di laurea magistrale interamente in lingua inglese.